Reduci da polemiche e procedure federali avviate dopo i misfatti del Clasico di Champions ci si domanda: da che parte stà la verità?
Una brutta partita, due solitari acuti di classe, un nervosismo esasperato a suon di proclami e di sfide dialettali, una buona dose di veleno versato su tutto il mondo calcistico, sono queste le tristi macerie che l'ultimo turno continentale della massima competizione calcistica per club ci ha lasciato.
Le dure parole di accusa cui sono seguite le rimostranze della società catalana e di tutto un mondo perbenista sono la punta di un iceberg che tanti e troppi segnali malcelati hanno rivelato essere ben più reale di quanto dei semplici sospetti possano manifestare, tra l'altro di cui solo la nostra italica cultura del complotto sembrava essere capace di elaborare. Il Mou ci ha già abituati a queste schermaglie dialettali e ad un sovente vittimismo che le silenti federazioni hanno sempre sviato o fatto finta di ignorare, ma che di certo qualche verità scomoda vanno a disinsabbiare e a rimuovere per fare affiorare verità nascoste di intrighi di potere e di azioni intrise di malcostume che si è poi bravi a capovolgere in controaccuse o generalizzare come normali e comuni modi di agire (n.d.r. vedi Calciopoli o Mani pulite).
Il sistema calcio, nazionale o continentale che sia, vive ed è sempre vissuto di sottili ma decisivi giochi di potere dove un ruolo preponderante, negli ultimi decenni, lo svolgono le lobbies pubblicitarie e le televisioni che, come ben vediamo e subiamo sulla nostra pelle, hanno reso il calcio un "tritacarne" che spezzetta e ricompatta le tradizionali manifestazioni in spezzatini da servire in ogni ora, in ogni giorno, in ogni momento dell'anno.
Allora è meno credibile un signore che, lautamente pagato da questo "circo delle meraviglie" spiattella e semina zizzanie di complotti arbitrali e malavitosi raggiri, oppure i "monsignori" delle poltrone di UEFA e FIFA che si spartiscono ogni anno milioni di introiti e gestiscono a piacimento carriere e designazioni arbitrali,maneggiano e controllano budget faraonici nella organizzazione delle manifestazioni calcistiche, che pilotano la distribuzione dei capitali societari o sviano abilmente le norme fiscali del tanto famoso FairPlay finanziario?
A voi (noi) l'ardua sentenza (aimè senza potere decisionale se non quello di preferire una sana gita a pesca anzichè la "partita" di calcio!).
mrsKedina
Una brutta partita, due solitari acuti di classe, un nervosismo esasperato a suon di proclami e di sfide dialettali, una buona dose di veleno versato su tutto il mondo calcistico, sono queste le tristi macerie che l'ultimo turno continentale della massima competizione calcistica per club ci ha lasciato.
Le dure parole di accusa cui sono seguite le rimostranze della società catalana e di tutto un mondo perbenista sono la punta di un iceberg che tanti e troppi segnali malcelati hanno rivelato essere ben più reale di quanto dei semplici sospetti possano manifestare, tra l'altro di cui solo la nostra italica cultura del complotto sembrava essere capace di elaborare. Il Mou ci ha già abituati a queste schermaglie dialettali e ad un sovente vittimismo che le silenti federazioni hanno sempre sviato o fatto finta di ignorare, ma che di certo qualche verità scomoda vanno a disinsabbiare e a rimuovere per fare affiorare verità nascoste di intrighi di potere e di azioni intrise di malcostume che si è poi bravi a capovolgere in controaccuse o generalizzare come normali e comuni modi di agire (n.d.r. vedi Calciopoli o Mani pulite).
Il sistema calcio, nazionale o continentale che sia, vive ed è sempre vissuto di sottili ma decisivi giochi di potere dove un ruolo preponderante, negli ultimi decenni, lo svolgono le lobbies pubblicitarie e le televisioni che, come ben vediamo e subiamo sulla nostra pelle, hanno reso il calcio un "tritacarne" che spezzetta e ricompatta le tradizionali manifestazioni in spezzatini da servire in ogni ora, in ogni giorno, in ogni momento dell'anno.
Allora è meno credibile un signore che, lautamente pagato da questo "circo delle meraviglie" spiattella e semina zizzanie di complotti arbitrali e malavitosi raggiri, oppure i "monsignori" delle poltrone di UEFA e FIFA che si spartiscono ogni anno milioni di introiti e gestiscono a piacimento carriere e designazioni arbitrali,maneggiano e controllano budget faraonici nella organizzazione delle manifestazioni calcistiche, che pilotano la distribuzione dei capitali societari o sviano abilmente le norme fiscali del tanto famoso FairPlay finanziario?
A voi (noi) l'ardua sentenza (aimè senza potere decisionale se non quello di preferire una sana gita a pesca anzichè la "partita" di calcio!).
mrsKedina